LOADING CLOSE

Il premio nobel per l’economia 2016 e il trust: cosa tenere a mente per evitare atti incompleti

Il premio nobel per l’economia 2016 e il trust: cosa tenere a mente per evitare atti incompleti

Il premio nobel per l’economia 2016 e il trust: cosa tenere a mente per evitare atti
incompleti
di Massimo Piscetta
Nell’ottobre 2016 è stato attribuito il così detto “premio nobel” per l’economia a due economisti sconosciuti fuori dalla cerchia dei professionisti del settore. Si tratta di Oliver Hart e Bengt
Holmstrom che hanno ottenuto questo importante riconoscimento per i loro lavori in materia di “teoria dei contratti”, un ambito di studio in cui l’economia è esaminata unitamente al diritto al
fine di valutarne meccanismi di funzionamento interdipendenti e conseguenti politiche ottimali in numerosi contesti.
Un particolare settore di indagine del lavoro di Hart fornisce lo spunto per alcune considerazioni in materia di trust e, più in generale, di come dovrebbero essere scritti gli atti relativi ai trust e,
in senso lato, i contratti (di varia tipologia e specie). Hart indaga infatti il perimetro dei c.d. “contratti incompleti”, quelli cioè in cui non viene specificamente esplicitato tutto ciò che le parti
voglio o tutti i casi che possono verificarsi in futuro aprendo così alla possibilità di incomprensioni, contenziosi ed inefficienze.
Tanto più un fenomeno giuridico da regolare è complesso tanto più infatti dovrebbe, il tema, essere affrontato secondo una metodologia che permetta, il più possibile, di evitare una
incompletezza.
Il problema si accentua in modo esasperato se si parla di atti istitutivi di trust, ambito nel contesto nel quale, normalmente, si struttura un programma destinato ad essere operativo per
periodi molto lunghi, anche in epoche nelle quali colui che ha dato impulso al trust stesso non sarà più in vita.
La dottrina che più di altre si è occupata in Italia di trust ha affrontato da tempo questo argomento spiegando come il professionista che si occupa della redazione dell’atto istitutivo “deve
effettuare costantemente due tipi di controlli: il controllo di completezza e il controllo di coerenza”. Per ben operare cioè, è necessario che nel corso della strutturazione dell’atto si svolga
continuamente un’attività volta ad effettuare:
un controllo di completezza: attento cioè ad ipotizzare che ogni possibile casistica ed eventualità sia regolata, pur magari in termini astratti e generali, con la statuizione di regole
chiare ed univoche;
un controllo di coerenza: volto ad evitare che non esistano all’interno dell’atto clausole contraddittorie fra loro e tali da generare, nella migliore delle ipotesi, incertezze in merito ai
poteri, obblighi o modalità di operatività.
Analoghe cautele, gestibili utilizzando la medesima metodologia che si basa sulle due tipologie di controlli citate, vanno assunte allorquando nel testo dell’atto istitutivo si faccia rimando a
documenti di prassi di altri ordinamenti per regolare, come talora accade, un intero ambito di operatività, come quando, ad esempio, si rimandi all’applicazione delle “Standard provisions”
redatte sulla base della legge inglese e del Galles dalla Society of Trust and Estate Practitioners.
Ciò che si deve evitare assolutamente è di costruire, per disattenzione, incuria o leggerezza, atti istitutivi nei quali previsioni fondamentali (quali, ad esempio, quelle riferite ai
Beneficiari, alle modalità di successione del trustee e del guardiano, alla durata del trust, ai poteri attribuiti alle varie figure che sono rilevanti per quel particolare trust) non siano
adeguatamente strutturate.
Caso limite, paradossale e grave, è quello in cui non sia regolato chi ha il potere di nominare un trustee quando, per qualunque causa, venga a mancare o intenda farlo, il trustee fino a quel
momento in carica.
Nel contesto dei trust la possibilità di redigere “atti incompleti” sono concrete e non vanno trascurate, non potendo contare infatti su di una struttura codificata di norme (simile al nostro codice
civile) avente una pervasività capillare tale da risolvere, in molti casi, le carenze di immaginazione del redattore. Del resto la circostanza di poter operare ogni volta su di un tavolo
sgombro e pronto per essere costruito su misura a seconda delle esigenze della particolare casistica che si ha di fronte, rappresenta un enorme punto di forza da sfruttare per
ottenere il massimo risultato. Ciò, tuttavia, a condizione di operare con il massimo zelo e puntiglio, secondo un procedimento quasi logico matematico che non lasci nulla al caso.

Lascia un commento

Il nostro sito utilizza i cookies
Desideriamo informarti che il nostro sito usa i cookies. I cookies memorizzano le tue preferenze di navigazione rendendo più facile la tua esperienza sul nostro sito web. Leggi la nostra Policy sulla Privacy e l’informativa sui cookie. Per accettare i nostri termini e condizioni chiudi questo popup.